Welfare aziendale: un patto sociale per il Paese
Il rapporto Welfare Index PMI 2022 presentato il 6 dicembre ha sottolineato come quella della salute e dell’assistenza è, sotto il profilo dell’impatto sociale, l’area più rilevante del welfare aziendale
Le imprese che hanno attuato iniziative aggiuntive a quelle previste dai CCNL nell’area della salute sono aumentate, nel corso degli anni, dal 35% nel 2017 al 42,2% nel 2022. Per l’assistenza si è assistito ad una crescita ancora più rilevante, raggiungendo un tasso di iniziativa del 28,8% nel 2022 (+21,5 punti in 5 anni). La pandemia Covid ha contribuito a fare della salute un valore centrale nella gestione aziendale: nell’affrontare l’emergenza molte imprese si sono poste come punto di riferimento per i lavoratori e per le loro famiglie. Un primo gruppo di iniziative è quello della sanità integrativa al SSN. I fondi sanitari di categoria hanno raggiunto il 26,9% delle PMI italiane, mentre il 16,9% delle imprese hanno adottato soluzioni proprie quali polizze sanitarie e altri fondi o casse. Queste coperture sono molto apprezzate dalle famiglie dei lavoratori, poiché da un lato permettono di accedere in modo rapido alle prestazioni sanitarie, dall’altro mitigano la spesa a carico delle famiglie. Ma sono altresì di grande valore per il Servizio Sanitario Nazionale, in quanto riducono la pressione sulle prestazioni finanziate dalla spesa pubblica. Nonostante la crescente diffusione delle soluzioni di sanità integrativa, sia collettive (previste dai CCNL) sia aziendali e locali, queste hanno raggiunto sinora solo 7,5 milioni di lavoratori italiani. Un forte aumento delle adesioni genererebbe grandi vantaggi per il sistema di welfare:
Ma il welfare aziendale in ambito sanitario non si limita ai fondi e alle coperture assicurative. Si stanno diffondendo prestazioni dirette quali prestazione legate al Covid (nell’11,7% delle aziende), servizi di check-up (nel 9,2% delle aziende), sportelli interni (4,4%), convenzioni con studi dentistici (6,3%), campagne e servizi di prevenzione (7,4%), servizi sociosanitari di riabilitazione o assistenza psicologica (4,7%). E inoltre sostegni alle famiglie per l’assistenza agli anziani e ai non autosufficienti (1,3%), consulti medici a distanza (2,2%) e visite domiciliari su richiesta (1%). In alcuni casi le aziende hanno aperto l’accesso agli ambulatori anche ai cittadini del territorio.
Questa molteplicità di iniziative risponde a un’evoluzione della domanda, che non consiste solamente nella richiesta di cure in caso di malattia ma anche di prevenzione e guida dei comportamenti, e che determina una crescente richiesta di assistenza personale secondo le differenti esigenze individuali e familiari.